sabato 23 agosto 2014

Madonna della Guardia

Lentamente la città si sveglia. La luce nasce, indora il mare e inonda i palazzi ancora immersi nel
sonno. La stazione si anima, gente che scruta i tabelloni, i treni che sbuffano e stridono sulle rotaie. Lentamente il giorno nasce. Il mare fugge al nostro sguardo e al suo posto si innalzano alcune montagne. Corrono ai lati del finestrino, mentre l'azzurro si fa più intenso.
Da Pontedecimo si vede dominare maestoso il santuario della Madonna della Guardia. Maestoso, imponente, guarda e protegge la città che sta ai suoi piedi.
Comincia la salita, nella pace del silenzio, nella tranquillità della natura, mentre il sole comincia a giocare e a brillare sulle foglie degli alberi. Solo il cinguettio degli uccellini, il soffio del vento, accarezzano le nostre orecchie. Nel silenzio s'innalzano le nostre preghiere. È bella sentire la gioia di poter finalmente pregare la Madonna nel suo santuario. Tutto qui il mistero delle nostre vite.
Laudato sia nostro Signore per tutte le bellezze del Creato!
O Maria, ci hai atteso nell'alto della vetta, accarezzando i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre ansie e paure. Ci hai attratto a te, voluto ai tuoi piedi e noi siamo venute a te per pregarti, onorarti ma soprattutto per ringraziarti per tutti i doni che ci hai fatto... e sono tanti! Ed è davvero una gioia ritrovarci ai tuoi piedi, poter partecipare alla Santa Messa, dopo la fatica della salita e la speranza di poter arrivare in tempo per ricevere la tanto amata Eucaristia!

giovedì 7 agosto 2014

Costa Concordia


Senti come il mare parla? Ha molte cose da dire, drammi, lutti, eventi straordinari, romantici... Talamo del sole quando stanco si nasconde oltre l'orizzonte, con la sua dolce nenia racconta le sue storie. Lambisce gli scogli, spumeggia, poi tutto ad un tratto tace e s'immerge nel silenzio. E lì, proprio in quel silenzio, puoi sentire i suoi racconti. Un giorno raccontò di una nave che nacque a Genova, era bellissima, atta a solcare i più profondi e agitati mari. È nata nella Superba, all'ombra della Lanterna. Mentre nasceva, sentiva lo sciabordio del mare e vedeva talvolta, infusa nei suoi pensieri e sogni la luce della Lanterna che si gettava nel mare e roteava accarezzando di sfuggita i palazzi che da lontano l'ammirano e vegliano sullo specchio del mare. Costa Concordia era il suo nome. Destino blasfemo? Concordia... avrebbe dovuto portare concordia, gioia e pace... chissà... chi vive dei frutti e delle fatiche del mare, come un tempo la famiglia dei Malavoglia chiamò la sua nave “Provvidenza”, sa bene che il nome dice tutto di chi la porta. Il tuo nome era Concordia. Quando attraccavi nel porto della Superba, non avevi bisogno di pavoneggiarti, catturavi gli sguardi della gente. No, non è di certo colpa tua se invece di essere foriera di pace e di concordia, sei stata la tomba e il terrore di tante persone. C'è chi dà la colpa a quella bottiglia che nella tua inaugurazione non si era rotta, ma non è quello che ha fatto di te il gigante ferito che ora tu sei. Quei tragici momenti in cui l'acqua del mare che più volte avevi solcato, entrava a torrenti dal tuo ventre squarciato portando via la vita di tante persone, scrivendo la morte eroica di altre che credevano veramente nell'amore, non di quell'amore fatuo, vano ed egoista che t'aveva portato ad inchinarti davanti alla terra che tante volte tu avevi salutato dominandola, fanno ancora male.

Asciugate le lacrime, ma non cancellato il dolore di tante persone che non potevano più sostenere il tuo sguardo, il mare s'impadroniva del tuo corpo. Lentamente è entrato laddove la gente si ricreava, dominandoti, abbracciandoti. Un giorno i giornali hanno parlato nuovamente di te, riempendo della tua storia e foto, pagine intere, perché il gigante ferito del mare, dopo aver ascoltato le storie del mare, zoppicando, ritornava a solcare lentamente le onde del mare. Lentamente tornasti nel porto della Superba. La salutasti mentre passavi davanti a quelle case che ancora s'inchinavano rispettosamente davanti al tuo dolore, al dolore delle vite spezzate. Solo tu, avresti potuto raccontare gli ultimi sguardi, le ultime speranze di quelle persone che dall'azzurro del mare si sono gettate nell'azzurro del cielo. Non potevi spiegare il perché, solo parlava lo stato in cui eri tornata: arrugginita, colpita al fianco, squarciata. Eloquente immagine del dolore di tanta gente che ancora non sa spiegarsi né capire il motivo di tutto questo.

martedì 5 agosto 2014

Pensiero


Scende la quiete, il silenzio avviluppa la mia mente e la proietta nel grande specchio del mare, che brilla, scintillante delle grigie nubi, striato d'oro. Le foglie si accendono sotto la luce del sole e mollemente, si abbandonano alla ninna nanna della carezza tenue del vento. Leggermente, quietamente, si muovono delicate tentando talvolta di toccare l'azzurro del cielo che cerca di fare capolino tra nubi grigie, bianche, nere. Silenzio, tutto tace. Solo qualche pensiero, come farfalla leggera e candida, vola timidamente per cercare di riempire la mente. Dolce pensiero che rapisci il mio cuore e con la tua concretezza getti nella pace tutta la mente e il mio corpo! Egli spazia leggiadramente, oltrepassando i confini del tempo, toccando l'infinito. Dove voli dolce pensiero? Quanti pensieri incontrerai in quello spazio trasparente, dove osi tuffarti ignaro del tuo grande potere di gettare nella gioia o nello sconforto le anime che raccolgono il tuo delicato fiore? Tanti pensieri, una folla di pensieri... non so se ti curi di questi e ti interroghi sulla loro importanza. Scruti i volti di tante persone e inconsapevole fluttui nell'aria trasportato dal vento come quelle piccole foglie dondolate dal vento... e ti riempi di mestizia mentre delicatamente ti appoggi sul marmo di alcune tombe... Grande, crudele destino quello dell'uomo. Creato per la felicità, si tormenta per tutta la vita per la fine di questa! Eppure il pensiero sa di essere eterno, lui che tocca l'infinito e gli appartiene, sa che è immortale. Sopra quelle fredde lastre, esposte alle intemperie, ci sono dei volti e dei nomi... e dietro quei volti e quei nomi, ci sono realtà e vite differenti, affetti non spenti... o spenti per sempre... e mentre il vento continua a giocare, accarezzando il marmo e facendo cinguettare gli uccellini felici di ripararsi tra rami intonsi, tu spicchi il volo e trascini il dolore di alcune persone. Là oltre quelle mura, tante persone vivono indaffarate e sembrano ignorare il dramma del loro destino. Oh sì, se sapere e riflettere sulla propria fine, getta nello sconforto, il non pensarci mai, getta l'uomo nella disperazione. Tutta la vita è un lungo pellegrinaggio ma non ci rendiamo conto che essa dipende da come vediamo la meta finale, quella della morte... Haimé, se lo si vede come un capolinea ecco che la vita si tinge di nero, di sofferenza senza un nome, quella che si fa temere di più. Ella è quel mostro senza volto che sta accovacciato al buio e aspetta il tuo ingresso. Ti fa tremare... e il brutto è che non sai che ciò che ti fa tremare è proprio quel mostro senza volto. Vuoi dare all'angoscia un nome, ma non ci si riesce... è la morte stessa! Silenziosamente, così come verrà a prendere la tua anima, t'insinua un terrore pericoloso che ti svuota della bellezza e gioia della vita... arriverai alla fine del tuo cammino e ti accorgerai di non aver vissuto, di aver vissuto nell'angoscia e di non aver assaporato le gioie che pur sono tante! Allora, o dolce pensiero, trasporta il mio spirito oltre quelle mura, tuffalo nell'infinito che tu già conosci e trascina chi ami...