Giornate di pioggia intensa… Il cielo è cupo e non ha intenzione di far uscire il sole. Sono giornate strane, caratterizzate da un po’ di sonnolenza e di lotta con il proprio io. Di mattina facevo una fatica enorme ad alzarmi: sveglia alle 6.45, per andare a messa nella chiesa di sant’Anna. Ho deciso di andare a sant’Anna per fare una piccola passeggiata e poi, detto fra noi, è una chiesetta tranquilla, in cui l’atmosfera induce al raccoglimento. Prego molto per capire la volontà di Dio nella mia vita. Non è una cosa così semplice. Si sono aperte numerose strade ed io non sono in grado di sceglierne una. Una cosa però l’ho scoperta. In passato avevo considerato il giorn
o in cui mi ero legata al Signore, un giorno in cui in fondo avevo coronato il mio sogno. Meditavo spesso sulla sua autenticità, però, da una parte, qualche volta, lo consideravo come un gesto inevitabile. Non era così, me ne accorgo adesso: il giorno in cui avrei dovuto unirmi totalmente e definitivamente al Signore, si è frantumato spandendo i vetri per ogni dove, in modo doloroso, che ferisce, ma la sostanza è rimasta. Rimango fedele a quella promessa, anche se le occasioni per infrangerle non mancano. Talvolta il silenzio di Dio colpisce il mio cuore che attende il messaggio che cambierà finalmente la sua vita, in modo definitivo. È importante impegnarsi nel compiere la volontà di Dio che, sì, è un progetto concreto da svolgere ma, sostanzialmente rimane il vivere l’amore pienamente. È il modo che muta, però il messaggio è quello. “Prima o poi si farà sentire” mi ha detto qualcuno, ma per adesso è un silenzio spettrale. Nel frattempo, ho deciso di scrivere un libro. Interessante, vero? La mia passione è sempre stata quella di scrivere. Scrivevo fin da quando avevo sette anni. Ricordo il primo diario. Vedevo mia sorella scrivere il suo, per cui volevo tentare l’impresa anch’io. Mia sorella m’incoraggiò e scelsi un quaderno di Braccio di Ferro. Alcune vignette campeggiavano sulla copertina. Qualche volta ho ripreso quel diario e l’ho riletto. La scrittura era acerba, intervallata da disegnini. Le espressioni erano ricopiate da mia sorella, invero, che era un po’ il mio modello, essendo più grande di me di cinque anni. Lei leggeva quello che scriveva nel suo ed io riproducevo nel mio… Interessante, vero? Eppure è stato un bellissimo esercizio che mi ha aiutato nel tempo: infatti, sembrava che avessi più predisposizione per i numeri, tuttavia amavo molto leggere. M’immergevo nella lettura di ogni libro, tanti dei quali sono rimasti nella mia memoria e hanno formato il mio modo di pensare e valutare le cose. I libri sono strumenti molto importanti. Questo mi riporta alla mente a un episodio letto su un libro intitolato “La casa di tutti”. Non era certo un racconto. Non ricordo chi era l’autore, so che era un prete che aveva meditato parecchio sulla morte, anche in seguito alla sua visione, certificata dalla Chiesa, della mamma morta. In questo libro aveva meditato sulla grande responsabilità di chi scrive racconti non ortodossi: molti di coloro che hanno letto questi, al momento della morte, erano andati in Purgatorio o all’Inferno, a causa della loro prevaricazione. Colui che scrive deve stare molto attento al contenuto del suo libro, dovrà poi scontare i suoi errori nell’aldilà.
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