Ho imparato che non bisogna perdere tempo a vendicarsi e a odiare. Come recitava un aforisma, quando si cova la vendetta si scavano due tombe: quella del tuo nemico... e la tua. Il tempo è prezioso, non esiste il presente. Quando lo pensi, già non è più. Odiare è come l'esempio che ho già fatto della sabbia: stringi stringi non ti rimane nulla nelle mani. La sabbia scivola e cade dalle piccole fessure fino a scivolare via completamente: ti rimarrà in mano qualche granello che il vento ti porterà via.
Tempo perso quello speso ad odiare: avvelena la vita e non risolve i problemi. Bisogna guardare il cielo e perdersi nella sua immensità, andare oltre quei confini angusti dei nostri egoismi per poter scoprire la gratuità. L'atto del sorridere impiega meno muscoli di quello del piangere... ed è bello riflettere sul modo in cui si sorride: gli angoli della bocca sono rivolti all'insù. Tutto ci deve portare verso il cielo, perché oltre le nuvole, sebbene siano scure, c'è sempre il sole brillante e caldo. Quando si è tristi i muscoli del viso si contraggono e gli angoli della bocca indicano il basso, il terreno, un confine... indicano che stiamo guardando troppo noi stessi. Perché allora non perdersi in Dio?
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