Sono passati un po' di
giorni da quando è accaduto quello che sto per raccontare, ma nella
mia memoria, il ricordo è vivido, limpido.
Come molto tempo fa, ho
preso il mio mp3 (all'epoca era un walk – man) e sono andata con la
funicolare a Righi. Ho percorso tutta via Carso. La solitudine e il
silenzio avvolgevano piacevolmente il mio cuore e la mia mente che,
aiutata dalle dolci note che comunque hanno segnato maggiormente un
passato molto più recente, si è tuffata in ricordi che ormai
sembravano appartenere ad un'altra era, ormai sorpassata: l'era dei
sentimenti e delle emozioni forti. Difficile descrivere ciò che si è
mosso dentro il mio cuore: non ero certo più quell'Alessandra di un
tempo. Questo lo avvertivo subito. Un qualcosa era cambiato
definitivamente, o meglio, si era aggiunto: la mia fede, ma il
ricordo della vecchia Alessandra si era concretizzato come se invece
di 20 anni, ne fossero passati appena 1... o nemmeno.
Ecco affacciarsi dentro
di me la grande domanda, la domanda che spesso comanda la vita
dell'uomo: perché esiste la morte?
Il mio cuore, come un
dolce strumento, vibrava dolci armonie: nostalgia, sofferenza, gioia.
Il mio sguardo ha ritrovato le fronde degli alberi i cui rami
unendosi formavano una galleria verde e il mio udito il silenzio di
un tempo eterno.
Ho abbassato il mio
sguardo ed ecco il cimitero... adesso qualcuno di caro era lì. Un
tempo la morte era un'eco lontano, di qualcosa di ancora
indescrivibile, non ancora sperimentato che mi suscitava, comunque,
parecchia curiosità. Adesso la mia esperienza era diversa, ma
toccavo in un istante la drammaticità della morte su cui si fonda
tutto l'agire, le ansie, la sofferenza, l'atteggiamento dell'uomo
davanti alla vita. La fede non può cancellare definitivamente
l'angoscia della morte.
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