Accettare la diversità degli altri non è facile, soprattutto per caratteri esplosivi ed effervescenti come il mio. Scontrarsi con la diversità degli altri è motivo di arricchimento e di crescita. Ci sono, infatti, alcuni lati del carattere degli altri che ci danno fastidio. Questa difficoltà non è da poco: accettare se stessi e gli altri, è la base della carità cristiana. Primo passo dell'umiltà è quello di accettare se stessi, soprattutto i nostri difetti che ci disturbano, ci rendono odiosi. Certo è, che l'accettazione di noi stessi deve però essere accompagnata da un desiderio profondo di cambiare. Sembra un paradosso, ma più si accetta se stessi, più si ha la forza di migliorarsi. Decade quell'ansia che il perfezionismo, la non accettazione, provoca nel nostro spirito. Con un clima sereno di dialogo con noi stessi, ecco che qualcosa cambia, in meglio. Sicuro che alla base di tale dialogo deve esserci la sincerità. Basta con l'immagine che vorremmo avere o quella che ci appioppano gli altri! Guardiamo in faccia, con coraggio, la nostra vera immagine, diciamoci sinceramente chi siamo. La verità aprirà la porta del nostro cuore e lascerà filtrare la luce di Dio e quindi permetterà di vedere ancor meglio dentro di noi. È vero che san Giovanni Vianney, che pure era santo, quando domandò al Signore di fare luce completa sui suoi difetti, si spaventò enormemente: i difetti erano talmente tanti che sapeva che senza la grazia di Dio, avrebbe meritato sicuramente l'inferno! Lui, che era santo, cosa dovremmo immaginare di noi? Il problema è questo: sovente andiamo a tu per tu con il nostro io da soli, senza Dio, perciò ci scoraggiamo, abbiamo paura, non ci accettiamo. Dovremmo chiamare invece Gesù e quindi interrogarci davanti a Lui, sinceramente sui nostri difetti. Allora il cammino si spoglierà di quell'ansia inevitabile che limiterebbe ineluttabilmente il nostro cammino spirituale. Ricordiamo invece, che Gesù è venuto per spezzare le catene dei nostri peccati! Dio usa infinita misericordia con noi, ci ama comunque, anche se siamo degli scapestrati. Mentre mi ritiro in solitudine con me stessa, m'immagino di avere davanti ai miei occhi Gesù crocifisso. Il suo amore per me lo ha portato a soffrire enormemente sulla croce, non solo fisicamente! Quanto amore ha avuto nei miei confronti, da spingerlo ad annientarsi per me! Eppur l'ha fatto, nonostante io abbia tanti difetti... con quale dolcezza mi guarda! Cambierò nella misura in cui considererò con misericordia ogni mio difetto. Allora dovrebbe essere automatico pensare che lo stesso amore Cristo lo ha per coloro che sono diversi da me e m'infastidiscono... Ma se Gesù mi ha sopportato durante questo dialogo, come non potrebbe accettare gli altri? Quindi, anch'io, come lui, devo accettare gli altri!
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