Finalmente il bando di concorso era uscito anche a G. Mi ha scritto su Wathsapp una
mia collega... e così, altro giro altra corsa! Solita trafila: scaricare domanda, farla
stampare, compilarla e infine consegnarla.
Questa volta non compro libri per
l'occasione e mi arrangio con quelli che ho. Sono però stanca, alla fine di aprile
diranno quando si svolgerà lo scritto. Il programma non è molto chiaro, è talmente
ampio che non si riesce a capire cosa effettivamente desiderano sapere. Comincio
dalle cose su cui non ero molto sicura per quello di M., ma in più vogliono alcune
cose a memoria... mi dico quasi fra me e me che sarebbe impossibile ricordare le
scale di valutazione a memoria. Il tempo stringe, anzi quasi soffoca: il 20 aprile esce
l'avviso della data: lo scritto si farà per il 14 giugno. Due mesi scarsi per
approfondire... Il fatto è che non devo studiare solamente, ma il lavoro proprio negli
ultimi mesi si intensifica, i bambini si innervosiscono e... Un disastro... penso proprio
di non farcela. È una lotta contro il tempo e mi agito... Una sera domando al buon Dio
di parlarmi tramite i sogni e... sogno il Sindaco di G. vestito in modo ufficiale...
Boh... Ma non credo nemmeno io stessa di farcela, tanto che affermo convinta che
questa volta non riuscirò nemmeno a fare lo scritto. Sono proprio a terra.
Infatti quando esco dallo scritto, credo davvero di aver fatto un disastro assoluto.
Telefono alla mia collega, il mio pilastro di quest'anno: mi consola, le dico che forse
dovrei cambiare mestiere e le domando ancora una volta, questa con più peso e
disperazione, se davvero l'insegnamento è la mia strada. Lei ha una risposta che mi
sorprende: “Non ti vedo a fare altro”.
Finalmente mi calmo e riguardo il questionario che ci hanno dato: già... perché questa
è l'unica volta che ce lo lasciano... e capisco che non è come ho creduto io di aver
sbagliato tutte le domande. Pochi giorni dopo la conferma: l'ho passato davvero e so
già la data dell'orale: 19 luglio alle 16,30. Riprendo a ripassare, ad approfondire, ma
sono davvero molto stanca, la mia attenzione va sempre più scemando. L'inglese è
più difficile, devo saper parlare delle mie esperienze di studio e lavorative. Mi aiuto
con dei calmanti per riuscire ad arrivarci non troppo agitata. E … va... va davvero
questa volta, meglio dello scritto! Non ho la certezza piena di essere presa a tempo
indeterminato, perché non sono tra le prime 20, tuttavia una speranza c'è, secondo chi
è già passato per quella via. Adesso, se devo essere sincera, stento ancora a crederlo.
Da una parte credo che sarà impossibile! Se è per quello ho disperato anche di
passarlo, era senz'altro più difficile di tutti quelli che ho fatto, sia come impostazione,
sia come tempo a disposizione (se non avessi fatto quello di M. non sarei arrivata così
pronta), sia come programma troppo generico. Eppure ce l' ho fatta, sono riuscita
persino a parlare in inglese, non ci posso credere!
venerdì 31 agosto 2018
mercoledì 29 agosto 2018
I segni
I segni... prima di continuare il discorso sui fatti concreti che si sono susseguiti,
vorrei soffermarmi un po' sulle parti spirituale ed emotiva, legata alla fede di questo
periodo così importante ed impegnativo per me. Da dieci anni in qua uso un modo
singolare, ma non raro tra i cristiani, di colloquiare con il Signore: dopo un momento
di preghiera apro a caso la Bibbia o il messalino o il Breviario. Fondamentale di
questo momento è la preghiera che lo precede. Spesso e volentieri ho ricevuto
risposta anche riguardo a talune date che mi interessavano ed erano importanti per
me. Ebbene, ho pregato il Signore usando questa tecnica e le frasi ricorrenti erano:
“riceverai la ricompensa”... “ti sarà restituito molto di più”.... e poi... una frase che ai
miei orecchi suonava alquanto sinistra visto la fatica che impiegavo nel fare questi
concorsi: un dispendio di energie fisiche ed emotive: “Non è ancora arrivato il
momento”.
Il dilemma che più volte mi assaliva era questo: ma è questa la volontà di Dio nei
miei confronti? Ritenevo e ritengo che l'insegnare per me sia una vocazione e ho
riletto ciò che c'era d'incomprensibile nel mio passato anche alla luce di ciò. Vista la
mia salute malferma e ultimamente ancor più debole del passato, il buon Dio ha
permesso quel grande sacrificio, per permettermi di mettermi al servizio dei bambini
senza sostenere altri pesi fisici e morali stressanti, come lo è un impegno comunitario.
Stavo percorrendo la strada giusta? Insomma, in poche parole, era giusto insistere nel
diventare insegnante? Mah, certamente a tutt'oggi non ho una risposta, la volontà di
Dio si valuta piano piano, passo dopo passo. Questo però non mi ha dispensato nel
domandare a coloro che mi erano accanto e potevano valutarmi dal punto di vista
professionale, se facevo bene ad insistere per quella strada o forse avrei dovuto
intraprenderne un'altra. La mia tenacia nel perseguire alcuni obiettivi nella mia vita
mi è “tristemente” nota, per cui avevo davvero bisogno di un loro parere. Ebbene,
tutte concordi nel dirmi che ero portata per quella strada. Allora quando è così, la mia
tenacia non si fa attendere.
Il giorno prima di sostenere l'orale di M. aprii nuovamente a caso il Messalino ed
ecco che mi apparve una frase che, a dire il vero, non mi piacque per niente: “Devi
sopportare questo peso”. Boh, mi domando ancora perché ho dovuto sopportare quel
peso visto la non brillante uscita. Mi domandavo: “Ma qual è il momento?”. A questo
punto mi tocca raccontare un fatto ancor più singolare.
Non so per quale motivo, ma il fatto di uscire dalla mia città mi è sempre parso quasi
più allettante di rimanere qua e quindi avrei desiderato passare il concorso di M. a
pieni voti... Prima di tenere l'orale, ho sentito un impulso a chiedere questo (è ancora
da verificare in modo pieno): “Se passerò il concorso di G., dammi un segno: che
veda il sindaco della mia città”...
Ci crederete o no, a tale domanda, ho visto il sindaco di G. per ben due volte!!!!!
È stato proprio così, anche se effettivamente avevo chiesto qualcosa di più anche se
questo non lo dico in quanto non l'ho ancora ottenuto. Poi il mio cuore... Riguardo al
mio cuore, molto probabilmente è stata la grande quantità di caffè. Dopo che è
passato un bel po' di tempo, nonostante un'altra ondata di stress, l'extrasistole non si è
più presentata.
Adesso vedremo se l'ultimo segno chiesto corrisponde a verità.
vorrei soffermarmi un po' sulle parti spirituale ed emotiva, legata alla fede di questo
periodo così importante ed impegnativo per me. Da dieci anni in qua uso un modo
singolare, ma non raro tra i cristiani, di colloquiare con il Signore: dopo un momento
di preghiera apro a caso la Bibbia o il messalino o il Breviario. Fondamentale di
questo momento è la preghiera che lo precede. Spesso e volentieri ho ricevuto
risposta anche riguardo a talune date che mi interessavano ed erano importanti per
me. Ebbene, ho pregato il Signore usando questa tecnica e le frasi ricorrenti erano:
“riceverai la ricompensa”... “ti sarà restituito molto di più”.... e poi... una frase che ai
miei orecchi suonava alquanto sinistra visto la fatica che impiegavo nel fare questi
concorsi: un dispendio di energie fisiche ed emotive: “Non è ancora arrivato il
momento”.
Il dilemma che più volte mi assaliva era questo: ma è questa la volontà di Dio nei
miei confronti? Ritenevo e ritengo che l'insegnare per me sia una vocazione e ho
riletto ciò che c'era d'incomprensibile nel mio passato anche alla luce di ciò. Vista la
mia salute malferma e ultimamente ancor più debole del passato, il buon Dio ha
permesso quel grande sacrificio, per permettermi di mettermi al servizio dei bambini
senza sostenere altri pesi fisici e morali stressanti, come lo è un impegno comunitario.
Stavo percorrendo la strada giusta? Insomma, in poche parole, era giusto insistere nel
diventare insegnante? Mah, certamente a tutt'oggi non ho una risposta, la volontà di
Dio si valuta piano piano, passo dopo passo. Questo però non mi ha dispensato nel
domandare a coloro che mi erano accanto e potevano valutarmi dal punto di vista
professionale, se facevo bene ad insistere per quella strada o forse avrei dovuto
intraprenderne un'altra. La mia tenacia nel perseguire alcuni obiettivi nella mia vita
mi è “tristemente” nota, per cui avevo davvero bisogno di un loro parere. Ebbene,
tutte concordi nel dirmi che ero portata per quella strada. Allora quando è così, la mia
tenacia non si fa attendere.
Il giorno prima di sostenere l'orale di M. aprii nuovamente a caso il Messalino ed
ecco che mi apparve una frase che, a dire il vero, non mi piacque per niente: “Devi
sopportare questo peso”. Boh, mi domando ancora perché ho dovuto sopportare quel
peso visto la non brillante uscita. Mi domandavo: “Ma qual è il momento?”. A questo
punto mi tocca raccontare un fatto ancor più singolare.
Non so per quale motivo, ma il fatto di uscire dalla mia città mi è sempre parso quasi
più allettante di rimanere qua e quindi avrei desiderato passare il concorso di M. a
pieni voti... Prima di tenere l'orale, ho sentito un impulso a chiedere questo (è ancora
da verificare in modo pieno): “Se passerò il concorso di G., dammi un segno: che
veda il sindaco della mia città”...
Ci crederete o no, a tale domanda, ho visto il sindaco di G. per ben due volte!!!!!
È stato proprio così, anche se effettivamente avevo chiesto qualcosa di più anche se
questo non lo dico in quanto non l'ho ancora ottenuto. Poi il mio cuore... Riguardo al
mio cuore, molto probabilmente è stata la grande quantità di caffè. Dopo che è
passato un bel po' di tempo, nonostante un'altra ondata di stress, l'extrasistole non si è
più presentata.
Adesso vedremo se l'ultimo segno chiesto corrisponde a verità.
martedì 28 agosto 2018
Eccomi
È strano ritrovarmi qui dopo molto tempo a scrivere su questo blog... Quante cose
sono accadute, sia belle che brutte, sia a livello personale che collettivo... In effetti
non saprei da dove cominciare. Proviamo a cominciare dalla mia storia.
L'anno scolastico passato sono piacevolmente tornata alla scuola dell'anno precedente
come sostegno ad un bambino autistico e ho conosciuto una nuova collega che è stata
un po' il mio pilastro, sebbene alcuni pensieri non li condividessimo. Ho iniziato
l'anno scolastico come al solito, presentando una domanda per un concorso, questa
volta un po' più vicino, a M. Sembrava che fosse un segno del buon Dio, un chiaro
cammino da percorrere, in quanto in modo rocambolesco, il bando, dopo essere stato
chiuso alla fine di giugno (non avevo risposto perché si chiedeva la conoscenza
dell'inglese ed io ero stanca da morire dopo aver concluso un anno scolastico
abbastanza impegnativo), era stato riaperto per chiudere definitivamente il 16
settembre. Sembrava davvero un disegno tracciato apposta dal buon Dio, questa volta
quello giusto. Una mia amica di vecchia data si era appena trasferita là da poco, tutto
combaciava a pennello, molto probabilmente non sarei nemmeno stata sola ad
affrontare quella nuova realtà. Avevo alcune riserve, tuttavia si deve rispondere a
questa chiamata che sembrava così esplicita. Vincendo le ritrosie di mia madre perché
odia quella città per motivi personali, non tanto per la città in sé, faccio domanda e
poiché si trova vicino alla mia città, porto di persona la mia domanda. Ci vuole
veramente poco! In un giorno sono andata e tornata! Si è trovato persino il tempo di
curiosare in un mercato rionale vicino alla stazione! Provo il brivido di comprare per
la prima volta il libro per il concorso tramite internet... Caspita che ebbrezza, che
soddisfazione! Con un clic ecco il libro a portata di mano. Inizio a studiare, ma la
pacchia finisce immediatamente quando ricevo la convocazione per la supplenza.
Bellissimo, una grande grazia, nella medesima scuola per tre anni consecutivi è una
conquista, tuttavia il tempo deve essere diviso con grande sacrificio tra la scuola con
tutti gli impegni ad essa connessi, lo studio e le mie consuete passeggiate. Queste
ultime non devono mancare, mai. È una sana abitudine che ho da molto tempo e che,
da una parte, mi sono domandata cosa mi sarebbe successo all'ultimo dell'anno se non
l'avessi mantenuta, dall'altra mi aiutano a superare lo stress di tutti gli impegni.
Avendo la responsabilità di un determinato bambino e di alcune materie della classe,
sono più stabile, sebbene non del tutto e non sono esente dalle supplenze nelle altre
classi e quindi ad essere sballottata di qua e di là. Lo sballottamento è minore, ma
l'impegno è più grande. Conoscevo già il bimbo, come un segno profetico, lo avevo
conosciuto nel corso della mia prima esperienza di supplenza alle scuole del comune
di G. Anzi, a dire il vero, ve n'era un'altra. Un ponte lungo quasi quattro anni, chi è
maestra sa bene cosa vuol dire incontrare nuovamente a distanza di anni i suoi piccoli
alunni, inoltre quell'esperienza era stata un nodo cruciale. Le mie colleghe erano
stupende e, senza avvedersene, sono state proprio loro e quell'esperienza in generale a
riavvicinarmi alla scuola che pensavo di lasciare del tutto. Quanti grazie dovrei
disseminare qua e là!
Quando inizia la scuola, il tempo sembra prendere una rincorsa e, senza avvedersene,
ci si ritrova al 4 novembre. Primo avviso riguardo al concorso: scritto fissato per il 22
gennaio. Sembra che intercorra un tempo equo, anzi abbastanza distante rispetto
all'avviso. Tuttavia ci è voluto tutto: lo studio e la scuola si alternavano in un ritmo piuttosto regolare. Arrivato dicembre , gli impegni scolastici si sono intensificati
notevolmente. La nostra collega nuova era praticamente un vulcano di creatività che
ci ha regalato un'idea straordinaria quanto fortemente impegnativa: tutte le prime
avrebbero dovuto regalare ai genitori uno spettacolo unico di canti e balletti. Piccoli
frugoli un po' impacciati, si sono dati da fare tanto, con grande entusiasmo sebbene la
loro esigua età. Risultato personale: la settimana prima ha cominciato a fare le bizze
il mio cuore... Il mio cuore ha cominciato a fare dei balzi improvvisi che ho
riconosciuto come “extrasistole” accompagnate da una leggera anomalia della
pressione sanguigna... Rispetto ai miei soliti parametri. Non volevo più bere caffè,
non sentivo più il desiderio come una volta. Quando bevevo il mio caffè, nero e
abbondante dopo pranzo, lo facevo controvoglia e talvolta mi dimenticavo
addirittura. Non era di mia consuetudine. Da sempre, visto la mia pressione a
ranocchia, sento bisogno di bere caffè. Da 6 anni bevo caffè fatti da mia mamma
davvero forti. Ho dato la colpa allo stress... ma, siccome non mi piace valutare
solamente un'opzione, ho eliminato parte del caffè che prendevo e, nel medesimo
tempo, ho trovato un rimedio naturale tramite internet alle extrasistole: il
biancospino. Si è rivelato immediatamente un toccasana: il cuore si è calmato subito
e si è regolarizzato, anche se la pressione è rimasta sui livelli alti. Il 22 gennaio ho
affrontato lo scritto che ho passato con una buona votazione e mi hanno convocato
all'orale... il mio grande scoglio.. e poi l' inglese... e chi lo sa bene da affrontare una
conversazione? È vero che se scandivano bene, capivo le parole... ma non mi sentivo
assolutamente in grado di affrontare una tale situazione in una situazione stressante
come l'orale di un concorso. Ore 10 del 6 marzo.... acci! Ripasso come una matta, ma
pensando all'orario mi rincuoro: posso arrivarci tranquilla e nel pomeriggio andare
via...e... invece.... alla Fantozzi capisco che siamo un gruppo che affronterà l'orale
dalle 10 in poi e che la cosa potrebbe protrarsi fino alle 17/18,30 senza alcuna
interruzione, nemmeno per il pranzo!!! Non ci posso credere!! per la mia salute è
proprio veleno, non posso assolutamente mantenere quel ritmo serrato e saltare il
pranzo. Il Signore mi viene incontro in parte. Avendo paura di stare male, prendo
medicina e mangio un po', ma le mie condizioni di salute per tutto l' insieme della
situazione peggiorano: per l'inglese mi tranquillizzo perché non devo nemmeno
sostenere una conversazione, piuttosto leggere a voce alta una domanda e rispondere
su un foglio in autonomia a delle cose abbastanza semplici. La salute vacillante e
critica verso l'una, proprio quando le mie forze di solito collassano perché è orario di
pranzo, mi mettono in una situazione difficile... Tiro su una domanda sulla
legislazione che tratta proprio di un argomento su cui non sono sicura!!!! Non ci
posso credere! Nonostante celi il mio disappunto in una frase di preambolo
dimostrando di conoscere di che cosa tratta la legge e prendendomi tempo per
organizzare la mia risposta, comincio ad incespicare sulle parole... Umiliante da una
parte... La seconda domanda va molto meglio, l'affronto con decisione anche se
stupidamente non rispondo dicendo tutto quello che so con la paura di apparire troppo
saccente... Avevo desiderato che non ci fosse nessuno durante il mio colloquio... ed
invece dietro di me vi erano tantissime persone... Praticamente un incubo. Non so se
ho passato il concorso, se l'ho fatto, con un misero punteggio...che non serve a niente.
Eravamo troppe. Torno a casa, stanchissima... Ma... ci crederete? Passano nemmeno due giorni ed esce il concorso nella mia città... A pezzi come sono, devo continuare a
studiare ancora... No!!!!!!!!... ma questa ve la racconterò un'altra volta...
sono accadute, sia belle che brutte, sia a livello personale che collettivo... In effetti
non saprei da dove cominciare. Proviamo a cominciare dalla mia storia.
L'anno scolastico passato sono piacevolmente tornata alla scuola dell'anno precedente
come sostegno ad un bambino autistico e ho conosciuto una nuova collega che è stata
un po' il mio pilastro, sebbene alcuni pensieri non li condividessimo. Ho iniziato
l'anno scolastico come al solito, presentando una domanda per un concorso, questa
volta un po' più vicino, a M. Sembrava che fosse un segno del buon Dio, un chiaro
cammino da percorrere, in quanto in modo rocambolesco, il bando, dopo essere stato
chiuso alla fine di giugno (non avevo risposto perché si chiedeva la conoscenza
dell'inglese ed io ero stanca da morire dopo aver concluso un anno scolastico
abbastanza impegnativo), era stato riaperto per chiudere definitivamente il 16
settembre. Sembrava davvero un disegno tracciato apposta dal buon Dio, questa volta
quello giusto. Una mia amica di vecchia data si era appena trasferita là da poco, tutto
combaciava a pennello, molto probabilmente non sarei nemmeno stata sola ad
affrontare quella nuova realtà. Avevo alcune riserve, tuttavia si deve rispondere a
questa chiamata che sembrava così esplicita. Vincendo le ritrosie di mia madre perché
odia quella città per motivi personali, non tanto per la città in sé, faccio domanda e
poiché si trova vicino alla mia città, porto di persona la mia domanda. Ci vuole
veramente poco! In un giorno sono andata e tornata! Si è trovato persino il tempo di
curiosare in un mercato rionale vicino alla stazione! Provo il brivido di comprare per
la prima volta il libro per il concorso tramite internet... Caspita che ebbrezza, che
soddisfazione! Con un clic ecco il libro a portata di mano. Inizio a studiare, ma la
pacchia finisce immediatamente quando ricevo la convocazione per la supplenza.
Bellissimo, una grande grazia, nella medesima scuola per tre anni consecutivi è una
conquista, tuttavia il tempo deve essere diviso con grande sacrificio tra la scuola con
tutti gli impegni ad essa connessi, lo studio e le mie consuete passeggiate. Queste
ultime non devono mancare, mai. È una sana abitudine che ho da molto tempo e che,
da una parte, mi sono domandata cosa mi sarebbe successo all'ultimo dell'anno se non
l'avessi mantenuta, dall'altra mi aiutano a superare lo stress di tutti gli impegni.
Avendo la responsabilità di un determinato bambino e di alcune materie della classe,
sono più stabile, sebbene non del tutto e non sono esente dalle supplenze nelle altre
classi e quindi ad essere sballottata di qua e di là. Lo sballottamento è minore, ma
l'impegno è più grande. Conoscevo già il bimbo, come un segno profetico, lo avevo
conosciuto nel corso della mia prima esperienza di supplenza alle scuole del comune
di G. Anzi, a dire il vero, ve n'era un'altra. Un ponte lungo quasi quattro anni, chi è
maestra sa bene cosa vuol dire incontrare nuovamente a distanza di anni i suoi piccoli
alunni, inoltre quell'esperienza era stata un nodo cruciale. Le mie colleghe erano
stupende e, senza avvedersene, sono state proprio loro e quell'esperienza in generale a
riavvicinarmi alla scuola che pensavo di lasciare del tutto. Quanti grazie dovrei
disseminare qua e là!
Quando inizia la scuola, il tempo sembra prendere una rincorsa e, senza avvedersene,
ci si ritrova al 4 novembre. Primo avviso riguardo al concorso: scritto fissato per il 22
gennaio. Sembra che intercorra un tempo equo, anzi abbastanza distante rispetto
all'avviso. Tuttavia ci è voluto tutto: lo studio e la scuola si alternavano in un ritmo piuttosto regolare. Arrivato dicembre , gli impegni scolastici si sono intensificati
notevolmente. La nostra collega nuova era praticamente un vulcano di creatività che
ci ha regalato un'idea straordinaria quanto fortemente impegnativa: tutte le prime
avrebbero dovuto regalare ai genitori uno spettacolo unico di canti e balletti. Piccoli
frugoli un po' impacciati, si sono dati da fare tanto, con grande entusiasmo sebbene la
loro esigua età. Risultato personale: la settimana prima ha cominciato a fare le bizze
il mio cuore... Il mio cuore ha cominciato a fare dei balzi improvvisi che ho
riconosciuto come “extrasistole” accompagnate da una leggera anomalia della
pressione sanguigna... Rispetto ai miei soliti parametri. Non volevo più bere caffè,
non sentivo più il desiderio come una volta. Quando bevevo il mio caffè, nero e
abbondante dopo pranzo, lo facevo controvoglia e talvolta mi dimenticavo
addirittura. Non era di mia consuetudine. Da sempre, visto la mia pressione a
ranocchia, sento bisogno di bere caffè. Da 6 anni bevo caffè fatti da mia mamma
davvero forti. Ho dato la colpa allo stress... ma, siccome non mi piace valutare
solamente un'opzione, ho eliminato parte del caffè che prendevo e, nel medesimo
tempo, ho trovato un rimedio naturale tramite internet alle extrasistole: il
biancospino. Si è rivelato immediatamente un toccasana: il cuore si è calmato subito
e si è regolarizzato, anche se la pressione è rimasta sui livelli alti. Il 22 gennaio ho
affrontato lo scritto che ho passato con una buona votazione e mi hanno convocato
all'orale... il mio grande scoglio.. e poi l' inglese... e chi lo sa bene da affrontare una
conversazione? È vero che se scandivano bene, capivo le parole... ma non mi sentivo
assolutamente in grado di affrontare una tale situazione in una situazione stressante
come l'orale di un concorso. Ore 10 del 6 marzo.... acci! Ripasso come una matta, ma
pensando all'orario mi rincuoro: posso arrivarci tranquilla e nel pomeriggio andare
via...e... invece.... alla Fantozzi capisco che siamo un gruppo che affronterà l'orale
dalle 10 in poi e che la cosa potrebbe protrarsi fino alle 17/18,30 senza alcuna
interruzione, nemmeno per il pranzo!!! Non ci posso credere!! per la mia salute è
proprio veleno, non posso assolutamente mantenere quel ritmo serrato e saltare il
pranzo. Il Signore mi viene incontro in parte. Avendo paura di stare male, prendo
medicina e mangio un po', ma le mie condizioni di salute per tutto l' insieme della
situazione peggiorano: per l'inglese mi tranquillizzo perché non devo nemmeno
sostenere una conversazione, piuttosto leggere a voce alta una domanda e rispondere
su un foglio in autonomia a delle cose abbastanza semplici. La salute vacillante e
critica verso l'una, proprio quando le mie forze di solito collassano perché è orario di
pranzo, mi mettono in una situazione difficile... Tiro su una domanda sulla
legislazione che tratta proprio di un argomento su cui non sono sicura!!!! Non ci
posso credere! Nonostante celi il mio disappunto in una frase di preambolo
dimostrando di conoscere di che cosa tratta la legge e prendendomi tempo per
organizzare la mia risposta, comincio ad incespicare sulle parole... Umiliante da una
parte... La seconda domanda va molto meglio, l'affronto con decisione anche se
stupidamente non rispondo dicendo tutto quello che so con la paura di apparire troppo
saccente... Avevo desiderato che non ci fosse nessuno durante il mio colloquio... ed
invece dietro di me vi erano tantissime persone... Praticamente un incubo. Non so se
ho passato il concorso, se l'ho fatto, con un misero punteggio...che non serve a niente.
Eravamo troppe. Torno a casa, stanchissima... Ma... ci crederete? Passano nemmeno due giorni ed esce il concorso nella mia città... A pezzi come sono, devo continuare a
studiare ancora... No!!!!!!!!... ma questa ve la racconterò un'altra volta...
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