Oggi è la ricorrenza del Battesimo del Signore, una seconda epifania, quella che lo ha iniziato alla vita pubblica, alla predicazione del Vangelo. E finalmente uno spiraglio.
Dopo la Santa Messa, ho riflettuto sul concetto del deserto. Come in un film, mi sono passate le scene più importanti raccontate nella Bibbia che hanno come sfondo il deserto. Il deserto è stato per molti il luogo dell'incontro con Dio, il luogo della tentazione, dei miracoli stupefacenti che hanno portato un intero popolo alla liberazione dalla schiavitù. Appunto gli Ebrei mi sono venuti in mente. Nell'Antico Testamento emerge chiaramente quanto il Popolo vivesse proprio la sua dipendenza da Dio, in ogni sua azione. Possiamo rimproverargli tante cose, ma il suo insegnamento in fatto di fede, deve appartenere al nostro patrimonio spirituale. Giovanni Battista predicava nel deserto, battezzava con acqua nel deserto e questo deve simboleggiare molto per noi. Mi sono convinta che dovevo rimanere nel deserto. Il silenzio nel deserto è opprimente, questo è vero, però è il luogo dell'incontro con Dio. In ogni deserto c'è un po' di acqua da usare per essere battezzati e per avere il personale incontro con Gesù stesso che si sottopone umilmente a questo atto liturgico. Se io fossi rimasta nel deserto, Gesù si sarebbe avvicinato, silenziosamente. Finalmente ho sentito la sua presenza, gli ho domandato di farmi sentire sete, di aumentare la mia fede, perché forse la responsabilità di questo deserto è un po' mia. E l'ho sentito avvicinarsi, silenziosamente, in quel silenzio che ti fa udire ogni più piccolo movimento, ti rende attento ad ogni più inavvertito avvenimento. Quindi ho compreso che bisognava immergersi ancor di più nel silenzio del deserto per poter essere più vigili nello scrutare i segni di Dio nella propria vita dello spirito.
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